Consideriamo una esortazione e una denuncia, riportate dal libro del profeta Osea, al capitolo 6 (v. 6-7).

Voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti.
Ma essi come Adamo hanno violato l’alleanza;
ecco, così mi hanno tradito.

Il testo su cui meditiamo denuncia l’infedeltà del popolo. Si tratta di pesanti accuse che vengono ricondotte all’origine e alla radice dell’umanità: fino ad Adamo. Il titolo che abbiamo scelto per la riflessione: “Adamo, dove sei?” ci ricorda che Dio è sempre alla ricerca dell’uomo, desideroso della sua salvezza, come descritto nel libro della Genesi (cf. Gn 3,9).

Dio ha i suoi motivi per agire. Nel testo di Osea sono ricondotte ad una volontà di amore. “Ma…” eccoci ad Adamo: il popolo, come già il progenitore, ha violato l’alleanza.

Se ci sentissimo anche noi come una “nube evanescente” (altra immagine di questo capitolo del libro di Osea) nel  nostro essere fedeli all’alleanza con Dio, ricordiamoci che non dobbiamo, come rimedio, aumentare le preghiere o gli atti di culto. Infatti, come detto, Dio vuole amore e non sacrifici.

Dobbiamo quindi cercare di rendere più stabile il nostro amore, rafforzare la nostra capacità di amare. Una stabilità che raggiungiamo quando, veramente, vogliamo bene alle persone che incontriamo tutti i giorni: quelle verso cui abbiamo legami affettivi e soprattutto quelle che ci sono indifferenti o antipatiche, avverse o nemiche.

Il riferimento ad Adamo, porta le nostre riflessioni alla radice dell’esistenza. Ai caratteri che ci qualificano come esseri umani, costanti nei secoli e insieme sempre nuovi e personali, dentro le storie di ciascuno.

Adamo, nella sua libertà, smarrisce l’amore, tradisce l’alleanza e si ritrova a vagare sperduto, incapace di raggiungere, nell’amorevole ricerca da parte di Dio (Adamo dove sei?), un ritorno alla vita in pienezza.

Essere capaci di amare è una questione molto rilevante nell’esperienza di coloro che operano nel mondo della salute. Tocca, infatti, l’ ”Adamo” che è in noi, le radici della nostra umanità. Riguarda le motivazioni di ciò che operiamo, soprattutto se si tratta del nostro lavoro retribuito. L’incontro con la persona sofferente ci conduce all’interno di una dimensione esigente. La giusta retribuzione potrebbe non essere una motivazione sufficiente per vivere bene il nostro impegno lavorativo.

“Adamo dove sei?” è la domanda che segna la relazione di amore da parte di Dio, che si ripresenta nel cammino di ciascuno di noi. Un mistero di amore che possiamo contemplare nella cripta di Adamo, posta nella Basilica della risurrezione, ai piedi del calvario.

Se guardiamo all’icona bizantina della crocifissione, comprendiamo immediatamente il senso e la bellezza di sostare, contemplando, in questa cripta. La riflessione teologica colloca la tomba di Adamo proprio qui sotto, ai piedi della croce. Il sangue di Gesù ne raggiunge il teschio, come viva sorgente che genera risurrezione. L’intera umanità si ritrova simbolicamente rappresentata. Siamo tutti, in ogni tempo e in ogni luogo, raggiunti dalla vita di Cristo, donata a noi per amore, sulla croce.

“Esserci”, come Maria, a piedi della croce, ci fa celebrare la nuova alleanza, quella dell’amore e non del sacrificio, quella vivificante e non mortificante.