I Silenziosi Operai della Croce iniziarono la loro attività in un contesto sociale particolarmente turbolento, quello della Palestina e di Israele. Ispirati dal modello di accoglienza di Marta e Maria, la comunità mise subito in pratica i propri obiettivi.

Nel 1977, accolsero il primo sacerdote anziano, don Esperidione, proveniente dal Patriarcato Maronita del Libano. Negli anni successivi furono accolti numerosi altri sacerdoti, in particolare appartenenti al Patriarcato Latino.

Una seconda attività di accoglienza si aggiunse più tardi, ospitando studenti degli Istituti Biblici presenti a Gerusalemme.

Nel 1981, l’istituzione della “Giornata Mondiale del Malato” da parte di Papa Giovanni Paolo II, diede un notevole impulso al lavoro pastorale della prima comunità SODC in Terra Santa. Questa giornata contribuì, infatti, a sensibilizzare e promuovere il benessere dei sofferenti, in linea con il carisma apostolico dei Silenziosi Operai della Croce.

Negli anni successivi, la comunità di Mater Misericordiae assunse l’organizzazione della Giornata Mondiale del Malato, collaborando strettamente con i frati francescani della Custodia, impegnati nelle diverse parrocchie. Non limitandosi a un semplice evento celebrativo, l’attenzione ai sofferenti si tradusse in importanti attività di sostegno e visita ai malati di Gerusalemme. Come parte della strategia pastorale dei SODC, fu promossa anche l’associazione laicale denominata CVS (Centro Volontari della Sofferenza).

L’istituzione di una specifica Giornata Mondiale, ha dato impulso all’apostolato della comunità di Mater Misericordiae, nel desiderio, condiviso con le persone disabili e le loro famiglie, di migliorare e dare senso alla propria vita, testimoniando valori ed atteggiamenti positivi. Si è cercato di offrire amicizia, affetto, comprensione e soprattutto ascolto, specialmente verso i genitori, nonostante le difficoltà linguistiche dell’arabo.

Una testimonianza significativa del lavoro pastorale è riportata in un rapporto sull’apostolato della prima comunità locale:

“Dallo scorso anno ad oggi, abbiamo organizzato sei o sette incontri con un giovane francescano coinvolto nell’apostolato. I primi incontri si sono svolti in casa nostra; recentemente, siamo stati a Emmaus due volte e a Gerico una volta.

In questi luoghi biblici, abbiamo spiegato i passi del Vangelo anche attraverso rappresentazioni sceniche, per facilitare la comprensione del messaggio. Tutto è andato bene grazie agli studenti del seminario francescano che hanno animato le giornate.”

 Questa linea pastorale si distingueva per la sua novità, cercando di superare una visione meramente assistenziale dei sofferenti, promuovendoli come soggetti attivi della missione redentiva di Cristo. Tale approccio è stato accolto positivamente dal Patriarcato Latino, che ne auspicò la diffusione in tutte le parrocchie della Giudea, Galilea, Giordania e Cipro.

Joseph Hoina