Lo scenario tipo: “campo minato”, che si attraversa per raggiungere il fiume Giordano, non favorisce molto l’idea pacifica di una purificazione liberante, di una presenza dall’alto che rinnova.

Il lato occidentale del fiume Giordano, all’altezza di Gerico, è stata militarizzata nel corso dei conflitti tra Israele e Giordania.

Resa accessibile a pellegrini e turisti, resta comunque una zona vigilata militarmente (comunque tutte le zone di confine con territori palestinesi o giordani sono militarizzate).

Dopo aver attraversato la “zona minata”, si giunge ad una area gradevole. Sulla riva orientale del fiume appaiono svariati monasteri, legati alla memorie di Giovanni il Battista e di Elia.

Non mancano comunque luoghi di culto sulla riva israeliana. L’area attrezzata, oltre a tavoli per pic nic, offre anche un portico polivalente, dove poter celebrare.

Come in una somma di memorie, il luogo è ricordato in riferimento al capitolo 3, versi 14-17 del libro di Giosuè, per la narrazione dell’ingresso degli israeliti nella terra promessa; al capitolo 2, versi 1-15 del secondo libro dei Re, per l’ascesa al cielo del profeta Elia; al Vangelo di Matteo 3,13-17, per la narrazione del Battesimo di Gesù.

Il ricordo del battesimo ci permette di riflettere sulla dimensione avvolgente e totalizzante dell’immersione nell’acqua. Il liquido ci avvolge e ci raggiunge in ogni parte del corpo. Non solo dono ricevuto ma missione da compiere. Un invito a trasformarsi nel segno “liquido”, avvolgente, di una salvezza lieta, per coloro che incontriamo, per le persone di cui ci prendiamo cura.

Scorriamo anche noi, come il fiume Giordano, verso gli altri, cercando di portare vita e vitalità. 

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