Vivere nella terra che ha visto nascere Gesù e la Chiesa, educa a sottrarre ogni luogo alla banalità. Non esistono posti qualsiasi e la superficialità è sempre avvilente, ad ogni latitudine.

Cercare la profondità permette di riconoscere la dimensione autentica, l’anima, di ogni luogo. In Terra Santa vi sono moltissimi contesti significativi, storici, simbolici, dove la ricerca archeologica e l’arte hanno saputo rendere i contenuti espliciti e luminosi.

Celebrare un’ordinazione diaconale nella Basilica gerosolimitana di Sant’Anna alla Piscina Probatica, diventa un condensato di senso e di bellezza, particolarmente fecondo. La comunità sodc di casamatermisericordiae.org lo ha fatto, sabato 23 novembre, per Joseph Hoina, insieme ai Missionari d’Africa, titolari dell’artistica basilica crociata.

Nella cripta della Basilica è custodita la memoria del luogo di nascita della Vergine Santa. Tracce di un piccolo oratorio risalgono all’inizi del terzo secolo. Nascere è una fondamentale esperienza di novità. Benché non conserviamo una memoria cosciente della nostra nascita biologica, il nostro corpo è costantemente denso di quel momento, nella crescita lo dilata senza smarrirlo.

Nel tempo riusciamo purtroppo a indebolire quella forza sorgiva, diventiamo ripetitivi, conservatori, attaccati a traguardi e privilegi.

Così diventa particolarmente prezioso vivere gesti e celebrazioni che ci rinnovino, proiettandoci in avanti, fuori dalla “comfort zone” delle nostre abitudini. Celebrare il diaconato, non solo per il candidato ma per tutti i presenti, diventa momento di grazia sorgiva per riconoscersi “servitori”: una identità da non smarrire, come una dimensione permanente dell’essere umano.

 

 

Celebrare tale rinascita nella casa dove è nata Maria Santissima, offre una cornice di particolare familiarità. È questa una qualifica importante del servizio diaconale, come ha opportunamente ricordato Sua Beatitudine il Patriarca Pierbattista Pizzaballa nell’omelia di quel sabato 23 novembre:

“Il servizio ai poveri, l’attenzione agli ultimi, il farsi prossimo, per noi credenti, tuttavia, non è semplice filantropia, ma conseguenza immediata e naturale della familiarità con la persona di Gesù. Forse filantropia e carità fanno le stesse cose, costruiscono le stesse case, si aprono a simili servizi: i poveri, i sofferenti, i disabili, insomma gli ultimi. Ma lo stile, e lo spirito con le quali si svolge quel servizio è totalmente diverso. La familiarità con Cristo ci apre alla familiarità con ogni uomo e donna, e ci libera da ogni forma di contesa, di rancore, di rabbia. Ci rende costruttori non solo di opere di bene, ma di relazioni nuove e redente.” (il testo completo dell’omelia è riportato nella sezione DA LEGGERE).

Pochi passi a lato della basilica di Sant’Anna, ci fanno entrare nell’area archeologica della piscina di Bethesda. Memoria di guarigione, desiderata dal paralitico e fruita ad una profondità inattesa. Non solo sanazione del corpo, ma rinascita dell’intera persona, in ogni dimensione.

Nel dialogo, Gesù offre il miglior servizio a quella persona inferma. Più che di essere immersa (e fruire del magico beneficio offerto dal movimento delle acque), necessitava di prendere coscienza, attivamente, dei suoi desideri. Il beato Luigi Novarese (fondatore dei Silenziosi Operai della Croce) così considera un possibile cammino oltre la guarigione nel testo di Giovanni 5,2-15: “Gesù pone un interrogativo che prevedeva una sola risposta: “Vuoi essere guarito? “. La risposta è pari ai mezzi di cui poteva disporre, il paralitico: “Signore io, non ho nessuno che mi getti nella piscina quando l’acqua è agitata”. Di fronte all’amarezza senza sbocchi di quell’infermo, Gesù ha una sola risposta: “Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina”.

Non gli domandò se credeva o meno; Gesù nello sguardo dell’infermo aveva letto un desiderio ardente di essere guarito. L’uomo era stato creato per la felicità. Di fronte a tale desiderio la misericordia fa il resto.

Non è questa una via facile per l’accostamento dei fratelli? Accostamento e dialogo fino a che punto? Fino a che la luce che viene dall’alto faccia camminare l’interlocutore o sul sentiero della grazia che costruisce, o per le vie del mondo, consapevoli che le strade, qualunque esse siano, valgono in quanto portano alla salvezza.” (L’Ancora: n. 4 – aprile 1980 – pag. 5-63).

Davvero prezioso è il servizio che sa “guarire” ogni via del mondo, accompagnandola in direzione di una vita autenticamente buona.

Luciano Ruga