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Speranza: femminile plurale…
Cosa speriamo per la nostra esistenza? cosa offriamo all’esistenza altrui? Lo storpio alla porta Bella del tempio di Gerusalemme (At 3,1-10) chiede troppo poco, solo qualche soldo. Riceve molto di più, una guarigione fisica.
Una speranza della parola
La parola è sempre qualcosa che ci raggiunge, lì dove siamo. Anche la parola che formuliamo noi stessi, interrompendo il silenzio. Nata dentro di noi, la parola ha sempre delle radici che la precedono.
Il dolore fa male (…l’amore invece no)
Questa presentazione non intende affrontare le numerose questioni storiche, religiose, filosofiche e antropologiche che il libro di Giobbe propone. Vuole solo indicare alcuni problemi che, chiunque si avvicini alla miglior comprensione possibile di questa geniale opera, dovrà considerare. Un libro, quello di Giobbe, tanto sconcertante quanto umano. Così profondamente umano da risultare, contemporaneamente, trascendente e divino.
Sperare, va sempre bene?
Qualunque cosa si faccia, è importante porre attenzione a quale ne sia lo scopo. Quello vero. A volte, infatti, vi sono traguardi solo apparenti, mentre i protagonisti dell’azione perseguono dei fini diversi, talvolta di egoistica utilità personale. Quando si cerca di orientare la propria azione verso il bene autentico della persona, nella sua integralità, ne dovrebbe derivare un modo di agire coerente.
Passione per gli altri
Fortunatamente gli altri esistono e ci salvano in continuazione. Permettono alla nostra realtà umana di attuarsi, di raggiungere il proprio traguardo naturale. Condividere, sviluppare un cammino comune per il bene di tutti, è una scuola preziosa di vita cristiana. È una lezione certo faticosa, ma diventa soprattutto l’entusiasmante esperienza di uscire da se stessi, di vincere, con continuità perseverante, le barriere del proprio egoismo.
Adamo, dove sei?
Dio è sempre alla ricerca dell’uomo, desideroso della sua salvezza. Nel nostro essere fedeli all’alleanza con Dio, ricordiamoci che non dobbiamo, come rimedio, aumentare le preghiere o gli atti di culto. Dio vuole amore e non sacrifici. Dobbiamo quindi cercare di rendere più stabile il nostro amore, rafforzare la nostra capacità di amare. Una stabilità che raggiungiamo quando, veramente, vogliamo bene alle persone che incontriamo tutti i giorni.
Un pezzo di legno ci salverà
Quando le persone soffrono, sono particolarmente esposte ad aggrapparsi a qualsiasi “pezzo di legno” possa dare loro una speranza. Diventa così particolarmente importante evitare di rivolgersi e legarsi a segni che diventano amuleti.
Il rispetto e l’accoglienza dei cammini che segnano la vita altrui, ci può rendere maggiormente adulti nella fede, favorendo una migliore conoscenza di se stessi, e di ciò che ci trascende, anche in coloro che faticano, nel dolore, ad orientarsi.